Rifacendosi all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, l’obiettivo che meglio sposa questi due concetti sembra essere l’Obiettivo 11, “Città e Comunità Sostenibili”. “Viviamo in un mondo sempre più urbanizzato: il 54% della popolazione globale risiede in città e questa cifra aumenterà, secondo le previsioni, fino al 68% entro il 2050, mentre la Quarta Rivoluzione Industriale sta cambiando il modo in cui le città forniscono servizi ai residenti.” Esordisce così il documento “Agile cities: preparing for the fourth industrial revolution”1, del Global Future Council on Cities and Urbanization, promosso dal World Economic Forum, tracciando la cornice entro la quale,
continua, “le città, come motori di crescita globali, devono essere agili – capaci di muoversi velocemente e facilmente – permettendo ai loro cittadini di prosperare”.
Questo rapporto, che studia come le città possono usare i dati nei settori riguardanti persone, economia, governance, infrastrutture e ambiente, evidenzia l’importanza dell’agilità dei centri urbani, nel connubio tra “il mondo biologico, fisico e digitale” attraverso innovazioni come intelligenza artificiale (AI), l’ Internet of things (IoT) e il 5G. Una città agile, spiega il Rapporto, include edifici multifunzionali, policy di variazione d’uso efficienti, sistemi di trasporto ottimizzati con un sistema di informazione in tempo reale e una rete energetica che massimizza l’utilizzo delle energie rinnovabili, tra le altre caratteristiche.
Il tema dell’agilità delle città è declinato in otto aree specifiche: negli edifici, nel terreno, nella mobilità, nella tecnologia dell’informazione (IT), sicurezza, educazione e settori di amministrazione. Per ogni area è proposto un caso di studio di città esempio, nella quale sono state compiute azioni concrete che attraverso strumenti innovativi hanno trovato soluzioni al passo con il cambiamento richiesto.
L’analisi di ogni caso è ulteriormente suddivisa e analizzata su tre livelli:
- Componenti fisici – le infrastrutture possono adattarsi ai nuovi bisogni ed usi senza abbondare con investimenti, processi a lungo termine o inconvenienti ai cittadini.
- Componenti digitali – le nuove tecnologie possono essere utilizzate in maniera migliore per comprendere le tendenze e i bisogni dei cittadini così come fornire opinioni sulle attuali infrastrutture e servizi urbani e ottimizzarne i benefici.
- Fattori ambientali – come gli effetti dell’ambiente sulle attività urbane possono mitigare attraverso applicazioni innovative sia nella sfera fisica che digitale.
Queste considerazioni dovrebbero dare un’idea delle difficoltà di far sposare i due concetti di “città intelligente” e “città resiliente”: gli edifici servono a diverse funzioni, la resilienza fa leva su strategie di prevenzione basate sull’utilizzo dei dati, i sistemi di trasporto interoperabili sono ottimizzati grazie ad un sistema di informazione in tempo reale, la rete energetica è organizzata per isole per essere più resiliente, il sistema educativo si adatta velocemente alle richieste di formazione per riflettere i bisogni di un’economia in rapido cambiamento.
Tutto ciò rende il tema delle “città intelligenti e resilienti” estremamente difficile da affrontare, considerato l’alto numero di attori in gioco, sia pubblici che privati, responsabili delle singole infrastrutture che stanno alla base dei servizi offerti al cittadino.
AIIC sta affrontando questo tema con un Gruppo di Lavoro ad hoc, forte della sua esperienza e delle precedenti pubblicazioni sulla definizione di metodologie per la valutazione della resilienza delle singole Infrastrutture, della Comunità, e dell’utilizzo delle tecniche di “big data analytics & data science” per l’utilizzo della mole di dati provenienti dal campo. Il tutto, applicando tecniche di “data security”, “data protection”, “privacy”, in linea con le normative vigenti.
Sandro Bologna