Qualche tempo fa, dovendo prenotare una visita specialistica, sono andato sul sito della Regione e, dopo essere entrato con lo SPID e aver inserito il numero della tessera sanitaria e il codice della ricetta, il sistema mi ha esposto le strutture dove poter effettuare la visita.
La prima era dopo due giorni – incredibile! - in una struttura sanitaria un po’ distante dalla mia zona ma l’alternativa era aspettare sei mesi!!! Ovviamente ho prenotato subito, il sistema mi ha dato la conferma, ho stampato la ricevuta e avrei anche potuto pagare online ma siccome mi avevano fatto un po’ di storie qualche tempo prima per essermi presentato ad una visita con un pagamento già effettuato - cosa che evidentemente li aveva disturbati - ho deciso di pagare direttamente in cassa il giorno della visita. Mi è arrivato un sms di conferma sul telefonino e così dopo due giorni mi sono avviato di buon mattino.
Conoscendo il traffico della zona e le difficoltà di parcheggio ed essendo, come dicevo, la struttura un po’ lontana, mi sono avviato molto per tempo, partendo due ore prima… ed ho fatto bene!
Preso il numeretto, sono andato in sala di attesa aspettando il mio turno per pagare. Non vi dico la confusione, un sacco di gente, alcuni che si lamentavano, c’era un vecchio che stava dando in escandescenze e un sorvegliante che stava cercando di rabbonirlo.
Al mio turno, mancava mezz’ora alla visita, ho mostrato la ricevuta e ho tirato fuori il portafoglio per il pagamento. Però ho visto che l’addetta allo sportello stava mettendoci un po’ troppo tempo, poi ha cominciato ad agitarsi e infine, smoccolando qualcosa tra sé e sé, mi ha quasi gridato:
‘Ma lei come l’ha prenotata questa visita???’
‘Io? Online…’
‘Come, online? Da solo?’
Ho cominciato a sentirmi un po’ imbarazzato, anzi quasi offeso:
‘Certo che sì, ancora sono capace!’
‘E come ha fatto, senza l’operatore?’
‘Ma sì, l’ho prenotata sul sito web della Regione’
‘NON LO FACCIA MAI PIU’, ha quasi gridato, ‘mi ha bloccato tutto il sistema, mancano informazioni che avrebbe dovuto inserire!’
A quel punto ho cominciato a impaurirmi, pensavo che forse mi avrebbero cacciato, ho visto con la coda dell’occhio che anche il sorvegliante si era avvicinato.
‘Ma io ho inserito tutti i dati che voleva il sistema, non mi ha chiesto altro, tanto che mi ha stampato la ricevuta e mi ha inviato anche la conferma via sms… cosa altro voleva che mi chiedesse…’ ho quasi balbettato, ormai rosso di vergogna.
‘Macché sistema e sistema, lei ha fatto una cosa che non doveva fare, ci sono le persone pagate apposta per svolgere certi compiti, altro che modernità, sistemi automatici, internet, sms e belle cose di questo genere!’
‘E adesso cosa facciamo?’ ha proseguito, dopo un prolungato consulto con un collega, scuotendo la testa.
‘A me lo domanda?’
‘Si proprio a lei! Adesso dovremo cancellare questa prenotazione e poi farne una nuova ma possiamo farlo solo cinque minuti prima dell’appuntamento, altrimenti il sistema potrebbe impazzire… e lei risulterebbe prenotato due volte e magari potrebbe perdere la visita e dover pagare una multa! Vada in quell’angolo e attenda!’
Allora mi sono messo in un angolo dello stanzone, proprio come fossi in punizione e ho atteso con trepidazione che arrivasse il momento giusto.
Proprio cinque minuti prima dell’appuntamento ho richiamato l’attenzione della sportellista, tra gli sguardi inferociti delle altre persone che pensavano volessi saltare la fila, e grazie a Dio – ormai non ci speravo più – tra imprecazioni varie dell’operatore sono riuscito ad ottenere la mia accettazione. Al momento di pagare il ticket ho mostrato la mia carta di credito e dopo un primo tentativo andato a vuoto e vedendo lo sguardo di muto rimprovero, per evitare altri guai e qualche condanna certa, ho preferito pagare in contanti, fino all’ultimo spicciolo.
Sono corso al piano superiore appena in tempo perché era già apparso il mio numero sul tabellone e ho cercato la stanza del dottore. Era chiusa, con un bel cartello ‘PROIBITO ENTRARE – NON BUSSARE – VISITA IN CORSO’. Non c’era nessuno a cui chiedere, e rischiavo di fare tardi, allora mi sono fatto coraggio, ho bussato e ho sentito ‘AVANTI!’ Ho infilato la testa e ho chiesto ‘Posso?’
‘Che fa lì sulla porta, entri e venga qui!’
‘Ma ho letto il cartello, PROIBITO ENTRARE…’
‘Ma dove vive, non lo sa che in Italia la parola ‘proibito’ è quasi un invito? Per essere veramente proibito deve esserci scritto SEVERAMENTE PROIBITO, magari accompagnato da qualche disegno come un teschio o pericolo di morte o di radiazioni… ma venga qui a sedere!’
E ha cominciato a domandare delle mie malattie passate e degli interventi subìti.
Allora, tutto orgoglioso, ho tirato fuori dalla cartellina due fogli con l’elenco di tutte le cose di cui ho sofferto, insomma una anamnesi completa che aggiorno sempre ed esibisco ad ogni visita, perché - non so se ci avete mai fatto caso - tutti quanti i dottori fanno sempre le stesse domande e ogni volta bisogna ricordarsi e ripetere tutto quanto, dalle malattie dell’infanzia, alle operazioni effettuate, all’unghia incarnita. Mah!
‘E questo cos’è?’, mi ha chiesto un po’ sorpreso il medico.
‘Mi sono premunito, non sapevo se lei poteva accedere col computer al mio Fascicolo Sanitario Elettronico e allora in questo modo le faccio risparmiare tempo’.
‘Ma lei è proprio strano… alla sua età lei crede ancora nelle favole? Non lo sa che quello che lei chiama Fascicolo Sanitario Elettronico è praticamente un contenitore vuoto? Non si è accorto che ci stanno a malapena solo le ricette mediche e niente altro? Senza parlare dei problemi di accesso e di alimentazione? È la solita storia, nel nostro Paese si fanno le cose, dopo tempi biblici, e una volta realizzate, si lasciano perdere! E poi noi medici che ci stiamo a fare se non facciamo l’anamnesi del paziente?’
Comunque, bene o male, dopo aver subito l’ennesimo rimprovero, ha cominciato a scrivere a penna su un foglio tutte le cose che raccontavo e, dopo la visita, devo dire molto accurata, mi ha consegnato il foglio riempito bello bello con la solita scrittura indecifrabile da medico, raccomandandomi di non perderlo e di portarlo la prossima volta alla visita di controllo.
Quando ho raccontato della mia avventura dell’accettazione, mi ha stretto la mano dicendomi: ‘Non se la prenda e non dia retta a certe persone che evidentemente non amano il cambiamento, continui a prenotare online, è una bella cosa l’automazione… quando funziona!’
E mi ha congedato sorridendo.
Silvano Bari